Il DVB-T2 e gli impianti d’antenna (parte prima)
Il sistema digitale terrestre è in piena evoluzione accelerata dalla nuova ripartizione dello spettro delle frequenze con l’attivazione delle più recenti tecnologie per la codifica (HEVC) e trasmissione (DVB-T2) dei segnali televisivi
Cerchiamo di individuare gli aspetti importanti per il lavoro dei tecnici installatori di sistemi di antenna e impianti centralizzati televisivi per operare con sicurezza nell’adeguamento degli impianti esistenti in quelli nuovi.
Analizzeremo gli standard DVB-T2 e HEVC nelle loro caratteristiche fondamentali al fine di poter gestire gli interventi tecnici da attuare negli impianti di distribuzione, utilizzare i parametri di misura per la certificazione della conformità degli impianti stessi.
Lo faremo in tre parti: prima sezione dedicata al DVB-T2, la seconda cercherà di analizzare il passaggio da MPEG-2 a MPEG-4 fino ad HEVC ed infine, nella terza sezione, cercheremo di individuare i principali interventi tecnici nell’adeguamento degli impianti e cosa cambia nelle misure nel collaudo e nella certificazione
DVB-T2 (parte prima)
Il DVB di seconda generazione sviluppa le potenzialità della prima generazione in particolare utilizzando algoritmi per la correzione dell’errore più efficaci e modulazioni di ordine superiore con il primo grande vantaggio di incrementare la capacità trasmissiva del canale di oltre il 30%.
Analizziamo brevemente gli aspetti che possono esserci utili nella realizzazione dei sistemi riceventi e impianti di distribuzione
Infatti, rispetto al DVB-T, nella modulazione OFDM porta il numero delle portanti da 6817 fino a 32000 con il conseguente aumento degli “intervalli di guardia aumenta la robustezza rispetto agli echi o riflessioni tipici del canale terrestre. Questo è molto utili nelle ottimizzazioni delle reti di trasmettitori che utilizzano lo stesso canale anche se in visibilità tra di loro (reti SFN).
Ciascuna portante può utilizzare la costellazione 256QAM trasportando 8 bit per ciascun simbolo: maggiore bit rate trasportata sullo stesso canale. La costellazione può essere ruotata che consente la risoluzione del simbolo ricevuto con una sola coordinata: molto utile nei collegamenti più critici.
Per la correzione dell’errore si utilizzano ora i codici LDPC (FEC con rate 1/2, 3/5, 2/3, 3/4, 4/5, 5/6, 1/ 4) invece di Viterbi e il codice BCH al posto di Reed-Solomon.
I dati da trasmettere vengono ora suddivisi in pacchetti detti BBFRAME che possono essere organizzati in più flussi logici detti PLP indipendenti tra loro all’interno dello stesso canale fisico (servizi diversi coesistono con FEC diversi per rispondere ad esigenze diverse).
Questo comporta anche la necessità di stimare il numero di pacchetti sbagliati (PER: packet error ratio).
Si estendono altri meccanismi di protezione come per esempio quattro inter-allacciamenti, rispetto a quello unico del DVB-T, incrementando l’immunità a disturbi di tipo impulsivo.
Prevede anche la possibilità di impiegare tecniche MIMO (trasmissione con antenne multiple) con un notevole investimento lato trasmettitori che ad oggi sembra non previsto.
La tecnologia DVB -T2, evoluzione della prima generazione, ottimizza in modo importante le potenzialità di trasporto (sia nel terrestre che nel satellitare) di circa il 30% con l’introduzione di modulazioni di ordine più elevato 256 QAM e algoritmi di correzione d’errore avanzati, con prestazioni
Se poi vengono contemporaneamente utilizzate codifiche video di ultima generazione (MPEG-4 AVC e HEVC) consente di ottenere un guadagno di capacità trasmissiva di oltre il 50% sul singolo canale.
Questo dovrebbe consentire di allocare più programmi Standard Definition all’interno dei soli 14 mux che rimarranno per l’Italia in banda UHF sia per introdurre servizi HDTV e 4K.
Nella seconda parte analizzeremo gli aspetti delle compressioni video da MPEG-2 ad HEVC ed infine, nella terza parte, cercheremo di individuare gli aspetti pratici di intervento negli impianti.